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La Divina Commedia:

luoghi e personaggi del
‘Sommo Poeta’ nelle Marche

Il magico viaggio nei luoghi marchigiani cantati da Dante Alighieri nella Divina Commedia inizia nel cuore del Montefeltro, dove si erge lo splendido Eremo camaldolese di Santa Croce di Fonte Avellana, circondato da rigogliose faggete alle pendici del Monte Catria, scenario naturalistico ideale per numerose escursioni alla scoperta di scorci mozzafiato. Il monastero, cantato dal Sommo Poeta nel Paradiso, è fortemente legato alla guida carismatica di San Pier Damiani, ispiratore della congregazione dei camaldolesi. Tra le bellezze millenarie che colpirono lo stesso Dante, spiccano la chiesa a croce latina, lo scriptorium e il chiostro, oltre ai 7 mila volumi della biblioteca, l’orto botanico e l’antica farmacia, dove acquistare prodotti naturali della tradizione. 

Sarà emozionante scivolare dolcemente lungo le pendici collinari fino a scorgere il mare dalle imponenti mura fortificate del borgo di Gradara, dove riecheggiano storie di amori tragici e struggenti che hanno fatto la storia della letteratura come quello di Paolo e Francesca, uccisi per adulterio e destinati così a volteggiare eternamente nell’Inferno dantescoL’eco della loro passione, nata leggendo insieme il “libro galeotto”risuona ancora nei corridoi del castello fino alla famosa Camera di Francesca,  tra passaggi segreti, torri merlate, affreschi e opere d’arte, come la tela di Giovanni Santi, padre di Raffaello e la pala in terracotta invetriata di Andrea Della Robbia. Le viuzze a spina di pesce del borgo sono da sempre teatro di sorprendenti rievocazioni storiche, spettacoli di falconeria, botteghe artigiane dove assaggiare prodotti tipici come i Tagliolini con la Bomba o il croccante Gradarino.

Poco distante, immancabile è la vista sull’Adriatico che si gode dal promontorio di Fiorenzuola di Focara, borgo immerso nel verdeggiante Parco Regionale del Monte S. Bartolo, ricco di sentieri suggestivi per trekking in bici o a piedi a caccia di ginestre e orchidee selvatiche. Data l’altezza delle rocce di falesia a strapiombo sul mare, l’Alighieri narra fosse luogo utilizzato dai sicari dei Malatesta per sbarazzarsi dei nemici, come ai malcapitati Guido Del Cassero e Angiolello da Carignano, “i due miglior da Fano”, come destritti dal Poeta.

Percorrendo la costa verso sud s’incontra Fano, città legata alle sorti di un altro personaggio illustre, Jacopo del Cassero, la cui anima è incontrata nel Purgatorio. Le sue spoglie riposano nella Chiesa di S. Domenico, dov’è affisso un epitaffio in marmo ispirato ai versi danteschi. Testimoni dell’illustre passato della città sono la monumentale porta d’ingresso al centro storico, l’Arco romano di Augusto circondato dai Giardini del Pincio, la Rocca fortificata e la scenografica ex Chiesa di S. Francesco a cielo aperto.

Volgendo il cammmino lungo il corso del fiume Esino s’incontra Jesi, dove, nell’estate del 1472, venne pubblicata la prima edizione a stampa della Commedia, per mano del tipografo jesino Federico Dé Conti, il primo in assoluto a concepire l’idea di dare alle stampe l’opera dantesca. La capitale della Vallesina e del Verdicchio DOC ancora oggi sorprende per la secolare diffusione dell’artigianato locale, le cui arti sono tramandate nelle tante botteghe di orafi, mastri pellettieri e vetrai. Passeggiando nell’antica trama urbana, un intreccio di vicoli e piazzette, si possono ammirare maestose residenze nobiliari, come Palazzo Pianettisede della Pinacoteca civica, con i capolavori di Lorenzo Lotto, l’imponente Teatro Pergolesi, la Biblioteca Planettiana e la monumentale Piazza Federico II, dove si narra nacque il grande Imperatore, al quale Dante nei Canti X e XIII dell’Inferno dimostra ammirazione per la straordinaria abilità politica.

Sull’onda della poesia delle strofe dantesche si scorge così la bella Senigallia, con la sua Rocca Roveresca, connubio tra forza e armonia rinascimentale, e la famosa ‘Spiaggia di Velluto’, che ne fa una delle mete preferite per i bagnanti, grazie ai rinomati ristoranti e all’elegante centro storico. Da qui, in un baleno ci si trova nell’incantevole scenario naturalistico del Parco Regionale del Monte Conero, che custodisce la chiesetta di S. Maria di Portonovo a pochi metri dal mare. L’ipotesi è che qui, o nel vicino Santuario della Santa Casa di Loreto, possa avervi soggiornato in ritiro spirituale proprio il camaldolese Damiani.

Cavalcando lunghi crinali coltivati a ulivi si giunge a Fermo, città che colpì il Poeta per le particolari inflessioni dialettali degli abitanti. Così, dopo aver ammirato la straordinaria Sala del Mappamondo e l’Adorazione dei Pastori del Rubens, custodite nella pinacoteca civica, si può passeggiare sul Girifalco con l’imponente Cattedrale dell’Assunta. 

Volgendo lo sguardo a ovest si scorgeranno le colline di Urbisaglia, l’antica città di Urbs Salvia romana, trasformata in pochi secoli da importante snodo commerciale con monumentali architetture, tra cui il teatro e l’anfiteatro romano, a borgo fortificato, e per ciò ricordata nella Commedia, assieme a Senigallia, quale esempio della caducità terrena.

Giunti ai confini con il Regno, parafrasando lo stesso Dante, ci si può avventurare in un trekking fluviale in canoa alla scoperta della ricca avifauna della zona sul Fiume Tronto, che storicamente delimita il confine marchigiano, menzionato da Dante nel Paradiso per tracciare le terre su cui avrebbe governato il Re franco Carlo Martello

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