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Visita guidata a Gradara

Il castello, la rocca demaniale di Gradara, i camminamenti di ronda, l’affascinante storia di Paolo e Francesca.
Sarà possibile scegliere tra visite guidate tradizionali e tematiche (l’ingresso alla rocca demaniale è facoltativo):

Gradara

Un paesaggio medievale dal Castello alle torri passando per i camminamenti di ronda:
LE STRATEGIE DIFENSIVE NEL MEDIOEVO

Gradara

tra mito e leggenda: PAOLO E FRANCESCA

Gradara

i 10 secoli della Rocca demaniale: DAI MALATESTA, SFORZA, DELLA ROVERE AI CONIUGI ZANVETTORI.

I percorsi potranno essere arricchiti con programmi didattici specifici, attività laboratoriali (vedi sezione Didattica) e sono adatti a gruppi scolastici, famiglie e/o gruppi di adulti.

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APPROFONDIMENTO

La storia di Gradara

La Storia di Gradara è legata alla Roccaforte che si erge sul colle (142 m sul livello del mare) al confine tra Marche ed Emilia Romagna dal quale si scorge la posizione geograficamente strategica.
È un luogo ricco di storia e memorie, durante le visita si ha la possibilità di vivere emozioni uniche e irripetibili: attraversando le stanze all’interno del castello, sulle mura merlate, sul ponte levatoio, nell’elegante cortile e per le vie del piccolo borgo medioevale. Le sale interne ricordano gli splendori delle potenti famiglie che qui hanno governato: Malatesta, Sforza e Della Rovere.
 
Il piccolo paese di Gradara è raccolto fra prima e la seconda cinta di mura. Dopo il potere dei Malatesta e la tragedia di Paolo e Francesca che qui si consumò nel settembre 1289, arrivarono gli Sforza. Nel 1494, appena quattordicenne, arriva Lucrezia Borgia, seconda moglie di Giovanni Sforza, la giovinetta, figliadel terribile Papa, Alessandro VI Borgia e sorella di Cesare Borgia detto il Valentino. Dopo il suo breve periodo di dominazione arrivarono i della Rovere.
Era salito al soglio pontificio Giulio II e questi mise a governare Gradara il nipote Francesco Maria II.
 
Dopo la morte di Livia Farnese, vedova del Della Rovere, la Rocca venne amministrata dal papato che la concesse in enfiteusi al conte Santinelli, poi agli Omodei di Pesaro, quindi agli Albani ed infine, nella seconda metà del 1700 al marchese Mosca di Pesaro. Egli si occupò amorevolmente della costruzione ed alla sua morte volle essere sepolto nella chiesa parrocchiale di S. Giovanni Battista situata entro la seconda cita di mura.
La Rocca divenne proprietà comunale e questi nel 1877 la cedette al conte Morandi Bonacossi di Lugo. Nel 1920 l’Ing. Umberto Zanvettori di Belluno, ma residente a Roma, la comperò per tre milioni di lire e nelle sue abili mani essa subì un preciso e delicato restauro da collaboratori di fama quali gli architetti Ferrari e Giovannoni che lo collegarono a quello compiuto quattro secoli prima da Giovanni Sforza.

Paolo e Francesca

Il borgo e le sale della Rocca Demaniale ci riportano nella Commedia più celebre al Mondo scritta da Dante Alighieri. Siamo nel cerchio dei lussuriosi, Francesca da Rimini racconta a Dante la storia della sua passione adultera per Paolo Malatesta, scoppiata mentre i due stavano leggendo “per diletto” il passo di un romanzo cavalleresco in cui la regina Ginevra, sposa di re Artù, veniva baciata dal cavaliere Lancillotto.

«Quando leggemmo il disïato riso
esser basciato da cotanto amante,
questi, che mai da me non fia diviso,

la bocca mi basciò tutto tremante.
Galeotto fu ‘l libro e chi lo scrisse:
quel giorno più non vi leggemmo avante.»
 
( Inferno , Canto V, versi 133-138)
Paolo e Francesca sono due personaggi realmente esistiti e non figure romantiche come Giulietta e Romeo nate dalla geniale fantasia di Shakespeare.
 
Francesca da Polenta era figlia di Guido Minore Signore di Ravenna e Cervia “…siede la terra dove nata fui, sulla marina dove ‘l Po discende…..” e lì viveva tranquilla e serena la sua fanciullezza, sperando che il padre le trovasse uno sposo gradevole e gentile.
 
Siamo nel 1275 e Guido da Polenta decise di dare la mano di sua figlia a Giovanni Malatesta (detto Giangiotto Johannes Zoctus – Giovanni zoppo) che lo aveva aiutato a cacciare i Traversari, suoi nemici. Il capostipite, Malatesta da Verucchio detto il Mastin Vecchio o il Centenario, concorda ed il matrimonio è combinato. Fu detto a Guido:
 
“-…voi avete male accompagnato questa vostra figliuola, ella è bella e di grande anima, ella non starà contenta di Giangiotto… Messer Guido insistette: – Se essa lo vede soltanto quando tutto è compiuto, non può far altro che accettare la situazione”.

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